martedì 9 marzo 2010

Uno, nessuno, centomila scoiattoli

"Una cosa nominata è una cosa morta, ed è morta perché è separata." (Antonin Artaud)

Sono uno scoiattolo e di solito abito a Bologna, nel parco di Villa Spada.
Dai ricordi e dalle immagini che ogni tanto si presentano davanti agli occhi della mia mente, una grande parte della materia che ora forma il mio organismo deve già essere stata quella di un essere umano. In un'altra vita.
Devo confessare che in realtà io, e non solo in quanto scoiattolo, mi auguro non ci sia nessun principio di reincarnazione, che il mio sia solo un caso, e che prima o poi, alla fine di questa silvestre vita o di un'altra, la mia luce si spenga completamente, la mia mente si dissolva finalmente, la mia memoria taccia.
Anche se mi sembra piuttosto difficile, a dire il vero, che la vita scompaia così facilmente.
La vita, questa scintilla di caso che così rocambolescamente a partire da un microbo ha trascinato con sé tutto questo, tutta la natura con i suoi mille e mille organismi, a effetto valanga.
Ecco, mi sembra difficile che una cosa così minima e tenace si fermi.
Anzi vi dirò, io, certo, in quanto scoiattolo ignorante, ma sono del parere che anche se scoppiasse una bomba biologica, o nucleare o all'idrogeno, così potente da far saltare in aria tutta la Terra, ebbene anche in tal caso, qualche plancton, qualche virus, qualche ameba si salverebbe e verrebbe scagliato dall'esplosione nell'universo a bordo di una roccia sulla quale viaggerebbe per un tempo indeterminato sino ad approdare su di un altro pianeta e lì dare il via ad una nuova colonizzazione. C'è addirittura chi pensa che sia proprio così che la vita è arrivata sulla Terra.
Ci sono microrganismi, monocellulari ed anaerobi, che sopravvivono per tempi lunghissimi congelati a temperature incredibilmente basse. E, non appena passa il freddo, sono pronti a ripartire.
Converrete con me in merito allo scetticismo che nutro sulla possibilità che la vita si fermi. Magari un meccanismo cessa di funzionare, si spegne, si rompe, ma non si butta via nulla, e tutto rimane nel ciclo variegatissimo della vita.
I cinesi da questo punto di vista ci hanno capito sicuramente molto di più dei cosidetti "occidentali", ognuno dei quali invece è intimamente convinto di avere un senso preciso nel cosmo, anzi, un compito speciale, che lo rende unico e importantissimo. L'individuo al centro. Macché! Presso gli scoiattoli è tutto molto più semplice, anche se a volte devo ammettere che mi annoio un po'.
E quando m'annoio, leggo un libro. Sì, perché una delle eredità, per così dire, della coscienza che animava precedentemente alcune parti di me, è la capacità di leggere. L'ho scoperto trovando, un giorno, un libro aperto sul prato. E nel parco di Villa Spada, dove solitamente m'aggiro, c'è una biblioteca. Mi capita quindi, talvolta, dato l'estremo piacere che traggo dalla lettura e l'estrema (e stranissima, per uno scoiattolo) noia che a volte m'assale, di organizzare piccole incursioni all'interno dell'edificio, per curiosare e occasionalmente anche per sottrarre alcuni volumi, di piccole dimensioni, ovviamente.
Nel libro che stavo leggendo fino a poco prima di iniziare a raccontare a voi, ad un certo punto c'è scritto:
"Se i popoli, man mano che il tempo trascorreva, hanno rifatto gli dèi a loro immagine; se essi hanno spento l'idea fosforescente degli dèi, e, partiti dai nomi con cui li racchiudevano, si sono rivelati impotenti a risalire attraverso i contatti concentrici delle forze, attraverso la magnetizzazione applicata e concreta delle energie, sino alla scarica iniziale, sino alla rivelazione del principio che questi dèi vogliono manifestare, bisogna prendersela storicamente e frammentariamente con quei popoli e non con i princìpi, e ancor meno con quell'idea superiore e totale del mondo che il Paganesimo ha voluto restituirci. E poiché le idee, in fondo, non possono essere giudicate che nella loro forma, si può dire che, preso nel tempo, lo svolgersi innumerevole dei miti, al quale risponde, nei sotterranei ricolmi dei templi solari, l'accumularsi sedimentario degli dèi, non ci dà più l'idea della formidabile tradizione cosmica che è all'origine del mondo pagano, non più di quanto le danze dei giocolieri orientali e i giuochi di prestigio dei fachiri che vengono a esibirsi sulle scene europee siano atti a renderci lo spirito di liberazione senza immagini o il misterioso sconvolgimento d'immagini venuto da un gesto veramente sacro.
Lo spirito sacro è quello che rimane attaccato ai princìpi con una forza d'identificazione oscura che assomiglia alla sessualità, - alla sessualità sul piano più vicino ai nostri spiriti organici, ai nostri spiriti ostruiti dallo spessore della loro caduta. Questa caduta di cui io mi domando se essa rappresenti il peccato. Perché sul piano cui si elevano le cose, questa identificazione si chiama l'Amore, di cui una forma è la cavità unversale, e l'altra, la più terribile, diviene il sacrificio dell'anima, cioè la morte dell'individualità."

Cioè...

(Nota: sia la citazione all'inizio che quella alla fine sono tratte da: Eliogabalo o l'anarchico incoronato, di Antonin Artaud, ed. Adelphi 1991, traduzione di Albino Galvano.
La prima edizione dell'Héliogabale è del 1967.)
(Nota 2: In realtà, questo libro non è presente nel catalogo dei libri della biblioteca di Villa Spada.
O meglio, lo era fino a quando non sparì misteriosamente. Era stato riconsegnato l'ultima volta ma poi non lo si era più trovato. Nessuno pensava valesse la pena di ordinarne un'altra copia per sostituire quella scomparsa, che contava veramente pochi lettori. Per cui il titolo fu spennato dal catalogo. Ma in realtà il libro era stato rubato da uno scoiattolo, e lo si scoprì poco dopo. L'episodio finì nella cronaca bolognese con articoli pubblicati su vari quotidiani locali -City, il Bò, Leggo e Il Resto del Carlino.)

Nessun commento:

Posta un commento