martedì 9 marzo 2010

LINEA 20

Fu così che mi persi.
Ero alla fermata dell'autobus e aspettavo il 36 per andare alla stazione dei treni.
Dovevo prendere il treno. Ma poi arrivò il 20 e io, sovrappensiero come al solito, vi salii.
Non appena me ne accorsi scesi dall'autobus, ma mi trovai in una via di Bologna che non riuscivo a riconoscere.
Dov'ero? Strano, il percorso del 20 lo conoscevo a memoria eppure ora... era come svanito dalla mia mente, così come mi sembrava impossibile riuscire a non perdere il mio treno.

Avete presente quella sensazione di straniamento che si prova in certi momenti, quando si è come assorti in qualche pensiero muto, che però inconsciamente ci assilla e ci tiene concentrati, in quieta pensierosità, totalmente distratti da ciò che accade all'esterno, il corpo abbandonato all'automatismo? Ebbene, se vi è mai capitato, forse avete notato che in quei momenti è come se ci fosse solo un filo a tenerti dentro alla realtà, in bilico su un baratro di frasi, immagini, pensieri nudi.
Che poi non è nulla, ma la mente a se stessa certe volte le cose se le dipinge in modi strani, ambigui... E hanno un bel da dire quelli che tranquillamente negano l'esistenza del nulla.
Comunque, scendendo da quell'autobus sbagliato a quella fermata anonima di una città che dopotutto non conoscevo a fondo, io ruppi il mio filo di connessione con la realtà, con la città reale, e finii in una città altra, in cui non mi ritrovavo.
I miei pensieri mi avevano fatta scivolare ed ora mi ero persa. E c'era quel treno che non potevo perdere. Non volevo perdere. Non potevo. Mia mamma, la mia famiglia... dovevo andare a trovarli! E poi quanto tempo perso, a perdere i treni..Ho perso un sacco di tempo nelle stazioni, anche se in effetti non ho mai perso un treno... Ed ora...chissà!
Dovevo trovare la strada.

(To be continued...?)

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