lunedì 15 marzo 2010

Axis mundi

Stesa nel sole di un pomeriggio di marzo, ascoltava scorrere il rumore del fiume e dei suoi pensieri, che arrivavano e scivolavano via naturali, giocando come la luce con l'ombra tra le foglie degli alberi su cui le gemme si preparavano a sbocciare in un'attesa silenziosa.
Silenziosa e partecipe si lasciava travolgere da quella cascata di sole, cercava di essere natura nella natura, e percepiva con piacere la gioia del suo corpo, della sua pelle, dei suoi muscoli, delle sue ossa, delle sue narici, di tutta se stessa sentendosi parte di un meccanismo dolce ed irrefrenabile quale era la vita in quell'istante, ed allo stesso tempo libera, come il cielo di quel giorno.
E lì, sotto il costante, tiepido, pervadente bacio del sole sulla sua pelle di luna, tra i pensieri che scivolavano nella sua mente ce ne fu uno che rimase incagliato in un qualche scoglio dell'immaginazione e con la sua luce risvegliò l'attenzione della ragazza, che giaceva come assopita, con gli occhi socchiusi.
Con un sussulto del petto ed uno sbarrarsi rapido di occhi subito richiusi, la ragazza si ricordò di quando facevano l'amore.
Quando facevano l'amore diventavano il corpo unico e perfetto di un dio, che godeva immensamente della sua esistenza al centro dell'universo.
Tutto il cosmo sembrava girasse intorno al loro corpo, sintonizzandosi su quel'armonia di movimenti e di respiri che scandiva un ritmo magico, primordiale, che poteva non avere mai avuto inizio, né essere destinato ad avere una fine.
Era una festa sacra a cui partecipavano tutti gli elementi, il mondo nel suo disordine scompariva o meglio, si trasfigurava ed appariva come era veramente, dietro al velo dell'illusione e della separatezza quotidiane, lei e lui erano i sacerdoti semidivini che officiavano il rito più antico e sacro che esistesse, e unendosi divenivano un dio dai sensi spalancati sul presente, un presente di piacere immenso e di unione completa, e quel dio si convertiva nella sfera di energia, nel fuoco creativo totale, devastante che immediatamente precede il formarsi di una nuova vita, o di un nuovo universo.
E anche se nella vita quotidiana la separazione la faceva soffrire e lei cercava di seguire la geografia dei suoi umori come si segue la mappa dell'isola del tesoro, per giungere ad accarezzare il suo segreto, quando facevano l'amore lei quel segreto poteva toccarlo direttamente, lo sentiva senza parole dentro di sé, se ne lasciava sommergere, e le onde del suo mare si fondevano con le onde del mare di lui, formando un'unica onda maestosa.
Quando facevano l'amore la storia scompariva, e con lei lo spazio ed il tempo. E loro due in un solo corpo venivano proiettati al centro del cosmo, e per un momento infinito ne divenivano l'asse, il fuoco, il motore, e a lei sembrava che tutto fosse d'un tratto più chiaro, più semplice ed armonioso: non c'era da preoccuparsi se era quella l'essenza dell'universo, e senza dubbio lo era, lo era così evidentemente.
Ed entrava così a fondo in lei quella sensazione divina, la animava con una forza tale da lasciarla incredula e semivuota quando s'accorgeva che l'amore era finito e che lei era di nuovo lei e lui di nuovo lui e che fuori dalla finestra, al piano di sotto, la vicina friggeva il pesce mentre nella strada le auto continuavano a passare con dentro persone che si recavano in mille luoghi diversi.
Probabilmente, finito il loro turno, un'altra coppia era già pronta per unirsi e sostituirli al centro del cosmo, alimentando il suo motore al ritmo più antico che si possa immaginare e che scandisce il muoversi dell'universo da tempo immemorabile.

Riaprì gli occhi, sola nel tramonto, il rumore del fiume sembrava essersi fatto più forte, i raggi del sole, obliqui, la scaldavano un po' di meno, e i suoi pensieri tacevano.
Si sentiva particolarmente tranquilla, circondata da quella natura pacifica, abbandonata in quel luogo qualsiasi dell'universo di cui lei era solo uno dei tanti fuochi vagabondi.


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