mercoledì 6 ottobre 2010

Agosto: mosche

Ma che cielo strano, oggi, si direbbe ispirato, con le ombre delle nuvole basse sui tetti, e macchie di una luce calda, morbida, riposante.
La mosca è appoggiata alla ringhiera del balcone. Sono sicura che fra poco entrerà di nuovo in casa, dalla finestra aperta. Odio il suo ronzìo, quel rumore sporco, come lei, contaminante. Ogni giorno ne entrano due o tre e vagano fastidiosamente per il salotto e per la cucina, appoggiandosi dappertutto. A volte si avventurano fino in camera da letto, ne ho trovate già due, morte stecchite sul legno del pavimento. Avevano perso la strada per uscire e hanno dovuto terminare lì, morte di fame probabilmente, la loro brevissima vita.
Le odio ancora di più da quando ho capito da dove vengono, e i miei dubbi hanno ricevuto conferma: qualche giorno fa sono andata a buttare la spazzatura, in un angolo del cortile separato da una porta che si apre fra i garage. E' un fazzoletto di terra putrida incastonato fra muri muti, dove sono cresciuti arbusti molli e frondosi, sempre più alti perché mai tagliati, e lì si trovano, uno di fianco all'altro lungo il perimetro del muro, i bidoni della spazzatura: plastica, secco -che sarebbe "indifferenziato", praticamente-, umido e vetro. Carta e cartoni stanno accatastati in un angolo - loro non hanno un bidone, poverini-. Era tarda mattinata e faceva caldo, come oggi, e non appena aprii la porta di quel giardino degli orrori, mi vennero addosso in ordine sparso varie mosche, inquietate dal mio arrivo. Tendevano a gravitare soprattutto attorno al bidone dell'umido dal quale proveniva un odore indescrivibile, insopportabile, osceno. Aprii il bidone e vi buttai rapidamente il mio sacchetto. Buttai in fretta anche il resto della spazzatura, infastidita se per sbaglio mi si inumidivano le mani al contatto con i coperchi liquamosi, e scappai fuori.
Più tardi, sul divano, la vidi. La mosca. Si ricominciava, come ogni giorno, con l'avanti e indietro, a spasso per casa mia. Mi venne in mente l'immagine di una discarica. Un'enorme discarica putrescente, fetida, viva, marcia, calda, sempre più grande. Come fare? Come fare ad eliminare tutto questo schifo? Siamo noi e ci vive accanto, e le mosche ce lo ricordano, è la nostra ombra, il nostro carro, la terra dove verremo seppelliti quando gli insetti, soli, trionferanno sull'infernale lordura che ci travolgerà tutti. O forse no. Forse alcuni di noi sono come le mosche.

Nessun commento:

Posta un commento